Il primo vero obiettivo di un progetto imprenditoriale

All’interno dell’ultimo articolo pubblicato, ho avuto modo di esporre il concetto di fragile e antifragile, cercando di farvi capire, cari lettori, quanto sia importante prendere decisioni antifragili in ambito imprenditoriale, decisioni consapevoli e coerenti, che abbiano un obiettivo a lungo termine e che riescano a trovare il loro successo grazie all’execution e alle difficoltà quotidiane.

 

Ho cercato ed evidentemente sono riuscito a rendere fruibile ed efficace il messaggio che avevo intenzione di trasmettere: tuttavia molti lettori mi hanno sottolineato la difficoltà di implementazione di questa filosofia-cultura all’interno del Belpaese. Questi preziosi feedback mi hanno permesso di continuare a ragionare (certo non è la prima volta che denotiamo questa criticità) su una mancanza fondamentale nel nostro sistema scolastico-culturale.

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Il problema è che ci manca proprio un tassello formativo fondamentale: la materia “Entrepreneurship 101”, “Imprenditorialità” o chiamatela come volete, non è mai stata insegnata all’interno del nostro sistema scolastico; non parliamo solo di sistema educativo legate alle scuole elementari, medie o superiori; parliamo di una mancanza anche a livello universitario.

I nostri giovani non sanno nemmeno di poter essere imprenditori, e vengono spesso e volentieri ammaliati dalle bellissime sirene del posto fisso.

 

Non che questo sia sbagliato, ma aver la possibilità di conoscere, valutare e scegliere.. è tutta un’altra cosa.

 

È curioso che, tra Baby Boomers, Boomers e Generazione Y l’opinione comune è che ci manchi solamente qualche lezione della materia “Imprenditorialità”.

La mia opinione invece è che il buco formativo per i nostri futuri imprenditori è enorme: ci manca un pezzettino di cultura e la prova è data dal modo in cui una buona parte di imprenditori, o aspiranti tali, sviluppa il proprio business, almeno in una fase iniziale.

 

L’ovvia premessa è legata al fatto che non si debba mai generalizzare o stereotipare ma del resto, seppure consapevoli dell’errore, se non riduciamo la realtà a schemi, non ne caviamo piede.

Infatti non possiamo certo fare un discorso generale sugli imprenditori italiani ma possiamo provare ad analizzare le criticità che permeano determinate generazioni di imprenditori e non.

 

Il problema è chiaro: non insegnandoci le base dell’imprenditorialità, come possiamo essere in grado di sviluppare un modello di business che funzioni?

La ovvia (e giusta!!) risposta è: tramite l’esperienza, tramite l’execution, tramite il learning by doing. Tuttavia la giusta dose di esperienza va maturata, e provare a dare un’impostazione mentale e formativa ai nostri futuri imprenditori è tutta un’altra cosa.

 

Siamo pieni di storie imprenditoriali di piccole aziende italiane che hanno raggiunto gradualmente grandi obiettivi.

Immaginate però quanto si potrebbe alzare il numero percentuale di queste piccole e medie imprese italiane, se solo ci fosse un impianto formativo nazionale più importante e mirato allo sviluppo imprenditoriale: ci potremmo trovare davanti al proliferare di circuiti virtuosi di successo, grazie al nutrito numero di stakheholders, formati con un preciso mindset imprenditoriale in un determinato ecosistema.

 

Devo essere chiaro: sino a oggi tante cose sono state fatte, ma è evidente che non siano bastate, giustifico questa affermazione con le seguenti due prove:

1.     la poca cultura imprenditoriale ci porta spesso a idolatrare le imprese che fatturano tanto, mentre in realtà quando si parla di risultati bisogna stare attenti alla marginalità: ciò che conta è quello che rimane in tasca, non quanto abbiamo incassato al lordo dei costi;

2.     le nostre startup e PMI continuano a essere formati da consulenti, incubatori e acceleratori con una mentalità “americana” che poco si addice al Belpaese (ad esempio, brucio cassa all’infinito con un revenue model o un go to market troppo lontani, perdo il controllo della mia startup dopo i primi due investimenti).

 

Ma quali sono le potenziali conseguenze del mancato sviluppo di un sistema educativo-formativo imprenditoriale?

Io ne vedo principalmente due:

1.     la prima è legata alle future generazioni e al lungo termine: la pandemia e le relative riforme, hanno caricato sempre più sulle spalle dei giovani un debito pubblico già esplosivo prima del 2020. Inoltre pensare ad una ripartenza legata alla PA, agli investimenti della stessa, o legata alle grandi aziende è una pazzia: più del 90% del tessuto imprenditoriale dell’Italia è costituito da piccole e medie imprese ... abbiamo sempre più bisogno di imprenditori virtuosi che cerchino di creare valore grazie alle loro piccole e medie imprese.

2.     La seconda è legata al breve termine e allo sviluppo operativo: in questi anni ho seguito, visionato e analizzato a livello nazionale e internazionale, centinaia di corsi, consulenti, incubatori, formazioni sul tema dello sviluppo imprenditoriale.

L’impressione ricorrente è legata al fatto che spesso e volentieri vengano prese teorie internazionali e vengano proposte in questi programmi di consulenza, formazione, accelerazione, incubazione (…) senza essere minimamente contestualizzati rispetto al particolarissimo paese in cui viviamo.

Lo sviluppo imprenditoriale di un progetto in USA, UK, Spagna o Svezia è completamente diverso dallo sviluppo di un progetto in Italia.

Nel Belpaese non possiamo pensare di passare per la porta grande (solo le eccezioni che confermano la regola ci riescono), o di fare un progetto che bruci cassa senza avere uno straccio di entrate, come del resto già accade e se non facciamo qualcosa continuerà ad accadere.

 

La prima cosa da fare nello sviluppo di un progetto imprenditoriale in Italia dovrebbe essere quella di cercare un modello di business che permetta all’impresa di generare margine (non solo fatturato!) e sopravvivere, nella ricerca di un modello al lungo termine che riesca a creare valore. Ma se i nostri imprenditori non sanno neanche di esserlo, come è possibile sperare che si vengano a creare generazioni di imprenditori che creano valore?

 

Perché se ci pensate bene le due conseguenze esposte potrebbero avere degli effetti devastanti. Ed è per questo che sarebbe il caso di sviluppare maggiore cultura e formazione sull’imprenditorialità, sul ruolo fondamentale dell’imprenditore in Italia e su quale possa essere il primo vero obiettivo di un progetto imprenditoriale nel nostro paese: sopravvivere nel rispetto del proprio ikigai e del proprio contesto di riferimento, alla ricerca della creazione di valore, cercando come ha detto recentemente  Papa Francesco di seminare il bene comune.

Jacopo Deidda Gagliardo